In un impianto di depurazione e acque reflui subiscono diversi processi che possono essere brevemente riassunti come di seguito:
Ai sensi del Regolamento Regionale n.4/2006 le acque di prima pioggia sono quelle corrispondenti, nella prima parte di ogni evento meteorico, ad una precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull’intera superficie scolante servita dalla rete di raccolta delle acque meteoriche.
Per comprendere meglio la definizione precedente specifichiamo cosa si intende per “evento meteorico” e per “superficie scolante”:
Se l'acqua potesse seguire il proprio ciclo naturale senza interferenze, sarebbe quasi sempre potabile; invece, l'inevitabile intervento dell'uomo per rispondere alle proprie esigenze ne altera il percorso, rendendo necessari i processi di potabilizzazione. L'acqua viene prelevata da sorgenti o da corpi idrici quali falde acquifere, laghi e fiumi, convogliata negli impianti di potabilizzazione e, successivamente, distribuita nelle abitazioni per uso domestico tramite l'acquedotto. Per uso industriale o agricolo i processi di trattamento a cui l'acqua è sottoposta sono più semplici, non dovendo rispondere a limiti così restrittivi come l'acqua per uso potabile.
Secondo la legge, per essere considerata potabile l'acqua deve essere incolore, insapore, inodore, limpida e fresca. Inoltre, deve contenere una modesta quantità complessiva di sali minerali importanti per la fisiologia cellulare e, tra questi, non devono prevalere calcio e magnesio perché la renderebbero pesante per la digestione. Deve essere totalmente priva di germi patogeni e di sostanze nocive per l'organismo e anche i germi non patogeni sono ammessi solo in minime quantità. La legge fissa limiti precisi e invalicabili anche per altri elementi.
Quando l'acqua viene prelevata da pozzi o da sorgenti è probabile che molti parametri rientrino nei limiti di legge che definiscono la potabilità, ma prima di essere immessa negli acquedotti deve subire un trattamento di disinfezione che previene eventuali contaminazioni durante la distribuzione. In tutti gli altri casi l'acqua viene trattata negli impianti, attraverso uno o più processi.
L'acqua potabile che circola nella rete acquedottistica è oggi il risultato dell'applicazione di normative ben precise che dettano le procedure di monitoraggio e di controllo, oltre i parametri da analizzare ed i limiti da rispettare prima dell'immissione nella rete stessa.
Le caratteristiche delle acque naturali destinate alla potabilizzazione sono piuttosto varie. Questo rende difficile una descrizione semplice e completa dei trattamenti subiti durante il processo di potabilizzazione. Comunque, è possibile fare una classificazione schematica di base suddividendo il sistema in processi:
Le acque prelevate dal corpo idrico naturale e sottoposte al trattamento sono inizialmente caratterizzate da un livello significativo di torbidità, a causa di argilla e limo in forma colloidale. Le particelle colloidali, infatti, possiedono una carica elettrostatica che le mantiene in continuo movimento, evitando che esse si aggreghino e precipitino. Ecco perché un primo trattamento è generalmente di tipo fisico o fisico-chimico.
Per eliminare la torbidità l'acqua viene lasciata riposare in grandi vasche in modo che le particelle solide più pesanti in sospensione si depositino sul fondo, cioè sedimentino (decantazione). Per facilitare la rimozione delle particelle più leggere vengono aggiunte sostanze che reagiscono con l'acqua, formando dei fiocchi che intrappolano le particelle trascinandole sul fondo o mantenendole a galla sullo specchio d'acqua: essi prendono il nome di agenti flocculanti (flocculazione).
Quando richiesto, è possibile intervenire sulla composizione chimica dell'acqua. Ad esempio, se ci sono troppi sali alcalino-terrosi (calcio e magnesio) o sali di ferro l'acqua risulta dura e può non essere adatta a tutti gli usi; si può, allora, procedere con l'aggiunta di calce e soda per rendere insolubili calcio e magnesio, eliminati poi sotto forma di fanghi. Per questo processo è preferibile usare le resine a scambio ionico, grosse molecole cariche, negativamente o positivamente a seconda degli elementi che le costituiscono, che rilasciano ioni in cambio di quelli presenti nell'acqua.
La rimozione della schiuma di flocculazione e del sedimento è piuttosto semplice da eseguire. Nel primo caso, una sorta di raschiatore sfiora la superficie dell'acqua allontanando le sostanze "flottate" (flottazione); per eliminare il sedimento, invece, l'acqua viene filtrata con speciali filtri a sabbia, disposti a strati di granulometria crescente dall'alto verso il basso, grazie ad un sistema in pressione (filtrazione): le parti solide vengono trattenute e il percolato esce dal fondo. Per completare la filtrazione può esserci un ulteriore passaggio attraverso elementi filtranti a carbone attivo, materiali che, se attivati da particolari condizioni di temperatura e pressione, aumentano la porosità e il potere assorbente.
Poiché la crescita batterica all'interno di questi particolari filtri è quasi inevitabile, il processo si esegue a valle di un trattamento di ozonizzazione: l'ozono (O3), essendo fortemente ossidante sulle molecole organiche, agisce sulle forme biologiche, riducendo la carica batteriologica e virale e abbattendo la maggior parte dei composti che generano cattivi odori.
Un'ulteriore disinfezione viene eseguita anche a valle dell'impianto, prima che l'acqua sia immessa nella rete di distribuzione: è il processo di clorazione. Solitamente si aggiungono composti del cloro che, a contatto con acqua, danno origine al cloro attivo libero caratterizzato da un elevato potere ossidante sulle molecole organiche e, quindi, da un'azione battericida. Ad elevate concentrazioni agisce anche sulle cisti amebiche e sulle uova di parassiti che sopravvivono nell'intestino. Il cloro attivo libero permane nell'acqua anche durante la distribuzione per poter agire in caso di eventuali contaminazioni biologiche o organiche, assicurando igiene e potabilità fino al rubinetto di casa.
Esistono tre criteri per delimitare la fascia di rispetto di un pozzo potabile. Il criterio geometrico che consiste in una circonferenza con centro nel pozzo e raggio di 200 metri, il criterio temporale che viene individuata come l’inviluppo dei punti dai quali l’acqua ci impiega lo stesso “tempo di sicurezza” (di solito si utilizza il valore di 60 giorni ma possono essere usati anche altri valori) per raggiungere il pozzo e il criterio idrogeologico, applicabile solo ad acquiferi protetti, che fa coincidere la zona di rispetto con la zona di tutela assoluta.
L’acqua che beviamo contiene una serie di parametri che devono rispettare i valori contenuti nel Decreto Legisdlativo n.31/2001. Il rispetto di questi valori garantisce le caratteristiche di potabilità che l’acqua che esce dai nostri rubinetti deve avere.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha stabilito delle linee guida sui parametri di qualità che sono state recepite in Italia con il D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31. Le acque potabili sono "acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori".
L'acqua, per essere potabile, non solo non deve "contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana", ma non deve superare neanche determinati valori massimi di sostanze non propriamente nocive per la salute. Il decreto sopra citato prevede che su tali acque vengano eseguiti due tipi di controllo analitico chimico-fisico e microbiologico (controlli interni, di responsabilità del Gestore del Servizio idrico integrato, effettuati in laboratori interni; controlli esterni effettuati dalle Aziende Asl insieme alle Arpa territorialmente competenti). Il giudizio di idoneità dell'acqua destinata al consumo umano spetta all'Azienda Sanitaria Locale territorialmente competente.
L'idoneità viene stabilita sulla base di 62 parametri di qualità chimica, fisica e batteriologica che l'acqua deve rispettare per essere considerata potabile. I parametri di qualità sono stabiliti dalle parti A (parametri microbiologici) e B (parametri chimici) dell'Allegato I di Decreto legislativo 31/2001, dove sono elencati i valori limite superati i quali occorre provvedere con adeguati interventi.
I principali parametri analizzati sono:
I principali parametri di qualità dell'acqua, loro caratteristiche e limiti di legge previsti: consulta la tabella
La normativa, in particolare all'articolo 13 del D. Lgs. 31/2001, prevede anche la possibilità di stabilire deroghe ai valori dei parametri "fissati (...) entro i valori massimi ammissibili stabiliti dal Ministero della sanità con decreto da adottare di concerto con il Ministero dell'ambiente, purché nessuna deroga presenti potenziale pericolo per la salute umana e sempre ché l'approvvigionamento di acque destinate al consumo umano conformi ai valori di parametro non possa essere assicurato con nessun altro mezzo congruo". Il decreto pone un limite massimo di 3 anni alle deroghe, che devono essere concesse dal Ministero della Sanità su richiesta delle regioni o delle province autonome, periodo che può essere rinnovato per altri tre anni sempre dal Ministero. La normativa prevede un terzo e ultimo periodo di deroga, sempre per un massimo di tre anni, da sottoporre direttamente alla Commissione Europea cui spetta la decisione sulla loro concessione o meno.
Le deroghe dovrebbero essere considerate come uno strumento da adottare in casi eccezionali e particolarmente critici da affrontare, per concedere più tempo alle autorità competenti di realizzare tutti gli interventi necessari per diminuire i valori oltre i limiti di legge e garantire acqua di qualità a tutti i cittadini. Inoltre, una volta adottate, devono essere gestite con grande attenzione e trasparenza
da parte delle amministrazioni competenti e delle società che gestiscono il servizio idrico, per garantire ai cittadini le informazioni corrette sui rischi per la salute soprattutto per le categorie più sensibili, come i neonati e i bambini sotto i tre anni, e per questi assicurare una fornitura di acqua che rispetti i limiti fissati dalla direttiva.
Cliccando sull’iciona Banche Dati presente in home page è possibile utilizzare un form di ricerca basato sul proprio comune di residenza. Dal form si possono visualizzare i giudizi di qualità, dal punto di vista chimico e microbiologico, delle acque distribuite; il livello di copertura della rete fognaria e la percentuale di perdite rilevate.
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